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«Matilde è stata un dono: la sua storia doveva continuare»

«Matilde è stata un dono: la sua storia doveva continuare»

Si parla di sicurezza nello sport, con Paolo De Chiesa e la Fondazione ‘Matilde Lorenzi’. In platea anche gli studenti del liceo ‘Ancina’, per l’appuntamento sostenuto dalla Fondazione CRF. Il giornalista Rai: «Lo sci è diventato troppo pericoloso»

Paolo De Chiesa ha le idee chiare su cosa sia diventato il mondo dello sci: le dolorose morti in allenamento di Matilde Lorenzi (nel 2024) e di Matteo Franzoso (nel 2025) rappresentano l’estrema, tragica conseguenza di un sistema che avrebbe dovuto rallentare e ripensarsi, mettendo in primo piano l’incolumità degli atleti. Il giornalista saluzzese, già componente della ‘Valanga Azzurra’ ed oggi voce Rai, è intervenuto mercoledì 17 dicembre, presso la Chiesa dei Battuti a Fossano, insieme ai genitori di Matilde, Adolfo Lorenzi ed Elena Rosa Cardinale, artefici della Fondazione istituita in sua memoria. Da sempre grande conoscitore del ‘Circo Bianco’, De Chiesa ha voluto ribadire con forza la necessità di una cultura della sicurezza per atleti, allenatori e organizzatori. Se già di per sé lo sci alpino non è scevro di pericoli, il progresso della tecnologia e dei materiali ha reso indispensabile una riflessione.

 

«Al giorno d’oggi - ha riflettuto De Chiesa - lo sci è diventato molto rischioso per via dei materiali. Hanno questi scarti improvvisi per cui diventano ingestibili e non si riesce a recuperare dalla ‘spigolata’: sono troppo aggressivi. Può accadere a chiunque, su qualsiasi pista. Bisogna, quindi, fare estrema attenzione alle caratteristiche dei tracciati, alla presenza di reti lungo i bordi e alla presenza di ostacoli. Dopo queste due tragedie inenarrabili, finalmente, la Federazione italiana ha iniziato a parlare di omologazione delle piste di allenamento. Apriti cielo! Molti sci club hanno protestato perché i ragazzini non potranno allenarsi come prima. C’è troppa esaltazione nel settore giovanile». «Si è levato, finalmente, un grido d’allarme - ha proseguito - da parte di tanti campioni, come Ghedina e Klemmer: ‘Questi materiali sono troppo pericolosi’. Bisogna invertire la rotta. Guardiamo cosa è successo sul lato femminile: Bassino, Brignone, Gisin, la campionessa olimpica Suter, la Macuga... Tutte infortunate. Una falcidia che va fermata, per il bene dello sci. Spero si voglia andare sino in fondo».

 

Questo il tema chiave, ma non l’unico argomento affrontato nel corso dell’appuntamento, parte del cartellone del ‘Dardanello Incontra’, organizzato dall’associazione culturale Piero Dardanello’ in collaborazione con il locale liceo Giovenale Ancina’ e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano.

Diversi i riferimenti alla storia di Matilde Lorenzi, il suo sorriso, la sua vitalità, la sua forza di volontà. I genitori, Elena ed Adolfo, hanno tratteggiato per la platea, tra cui erano presenti molti studenti ed insegnanti, un emozionante ricordo della figlia: «Matilde era una ragazza normale - hanno raccontato - e aveva anche faticato a scuola per conciliare sport e studio. Aveva una grande determinazione: quando ci ha lasciato, si era appena diplomata ed era già un’atleta di alto livello. Esorto tutti voi ragazzi a porvi degli obiettivi e capire come raggiungerli. Solo così avrete la soddisfazione di aver vissuto al 110%, come diceva Mati. Non ci possono essere rimorsi».

 

Adolfo Lorenzi ha, poi, illustrato nel dettaglio le iniziative messe in campo dalla Fondazione: «Un mese esatto dopo l’incidente, ci siamo incontrati con i nostri consulenti per istituire la Fondazione ‘Matilde Lorenzi’. Come famiglia abbiamo pensato che la storia di Mati non poteva finire così, dopo tutto quello che lei ci aveva regalato. Il nostro scopo è sviluppare progetti legati alla sicurezza dello sci alpino e dei suoi atleti. Abbiamo trovato, nostro malgrado, una pagina quasi interamente bianca da scrivere: sono state e saranno tantissime le attività e i progetti in cui misurarci, giorno dopo giorno».

 

Un segmento della serata è stato, in seguito, dedicato all’autobiografia di Paolo De Chiesa, ‘Ho sfiorato il cielo’, edita da Minerva e scritta a quattro mani con Sergio Barducci, in cui l’ex azzurro ha svelato, tra il resto, un episodio della sua vita mai narrato prima. «Quando avevo ventidue anni, la mia ex ragazza mi ha sparato in faccia - ha svelato nel libro e ribadito, con emozione, alla serata di Fossano - e sono sopravvissuto per miracolo. Ho smesso di sciare, studiare, parlare, muovermi… Pian piano ho, poi, ripreso a vivere e ho voluto fare una grande scommessa con me stesso. Ero uno dei più forti del mondo, non potevo rassegnarmi: con allenamenti e duro lavoro, dopo tre anni mi sono classificato terzo in Coppa del Mondo a Madonna di Campiglio. Ritengo, in questo modo, di aver vinto le mie personali Olimpiadi».

 

Particolarmente significativo, sul finale, l’intervento a sorpresa di una voce presente tra il pubblico. Si tratta di Paolo Abbruzzese, padre di Marco, altro talento dello sci azzurro (componente fisso della Nazionale italiana nelle gare di SuperG). Abbruzzese è intervenuto per condividere le proprie esperienze di genitore di un atleta di alto livello: «Sono sempre stato una persona piuttosto ‘fredda’, anche davanti alle cadute - ha raccontato - mentre oggi vivo le gare in maniera più ansiosa: quanto è successo a Matilde ha contribuito a far scattare in me un nuovo stato d’animo. Sulla mia scrivania c’è la locandina ‘Matildina for safety’. Mio figlio Marco era a La Parva quando è accaduto l’incidente di Matteo ed abbiamo vissuto quel dramma in presa diretta».

 

A introdurre la serata, oltre a Paolo Cornero, vicepresidente dell’associazione ‘Piero Dardanello’ e moderatore dell’incontro, sono intervenuti Dario Tallone, sindaco di Fossano, Giancarlo Fruttero, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, Silvana Racca, vicedirigente del Liceo ‘Giovenale Ancina’, e Ferruccio Dardanello, in rappresentanza della famiglia dell’ex direttore di ‘Tuttosport’.

 

Al termine dell’appuntamento, così denso di contenuti forti e di storie di vita, nel tratteggiare la figura di Matilde Lorenzi riaffiora, in particolare, una scena, che la descrive con ancora maggiore incisività. È legata alla sua vittoria ai campionati italiani assoluti nel 2024. Dopo la discesa, seguita dai genitori in videocollegamento, scatta la telefonata con la madre Elena, esultante. La sintesi della ragazza è stata: «Ho sciato bene, mamma. Niente di più». Semplicità, orgoglio e determinazione nelle parole di una campionessa tricolore, che nessuno potrà dimenticare.