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Retroscena: Bergonzi racconta il colloquio con papa Francesco

Retroscena: Bergonzi racconta il colloquio con papa Francesco

Il vicepresidente della giuria del “Dardanello” a tu per tu con il Pontefice

Retroscena: Bergonzi racconta il colloquio con papa Francesco

L’esclusiva de “La Gazzetta dello Sport”, in collaborazione con don Marco Pozza

 

Intervistare un papa è uno degli obiettivi più ambiziosi che si possano raggiungere nella professione giornalistica. Farlo con un taglio unico, e su un tema così particolare da rendere quell’intervista un piccolo caso editoriale, è decisamente un colpo da maestro. È ciò che è riuscito a Pier Bergonzi, vicepresidente della giuria del premio Dardanello e vicedirettore de “La Gazzetta dello Sport”. Nell’intervista a papa Francesco - pubblicata sulle colonne della “Rosea” oltre ad un ampio servizio su “Sportweek”, settimanale di “Gazzetta” di cui Bergonzi è direttore - vengono affrontati in modo completo ed esaustivo il pensiero e le riflessioni del Pontefice sul tema dello sport, poi ulteriormente approfondite in un libro edito per l’occasione dalla stessa “Gazzetta” (volume dal titolo “Lo sport secondo papa Francesco”). Nei singoli testi, il papa fornisce una chiave di lettura esistenziale e spirituale al fenomeno sportivo e si apre a livello personale, condividendo con i lettori esperienze e ricordi.

 

«In attesa di riprendere il progetto “Dardanello a Scuola” con gli appuntamenti del “Dardanello Incontra” - commenta Sandro Dardanello, presidente dell’associazione Dardanello - abbiamo deciso di immedesimarci nei panni dei giovani alunni che, di certo, avrebbero avuto numerose curiosità in merito all’importante scoop dell’amico Pier Bergonzi. Un traguardo professionale che rende orgoglioso tanto il nostro direttivo quanto la giuria del premio: sono convinto che mio fratello Piero avrebbe esternato pubblicamente i suoi complimenti e, oggi, voglio fare lo stesso».

 

Pier Bergonzi è, ormai da tempo, un grande amico dell’associazione Dardanello: oltre a partecipare tutti gli anni alla cerimonia di consegna del premio “Dardanello” a Mondovì, nel 2017, insieme al collega Luigi Garlando, aveva incontrato gli alunni dei plessi di San Michele Mondovì, Vicoforte e Villanova Mondovì, nell’ambito del progetto “Dardanello a Scuola”, realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e del Consiglio regionale del Piemonte, con il patrocinio oneroso di numerosi Comuni del Cuneese. Ecco, dunque, le sue impressioni nella chiacchierata che segue.

 

Direttore Bergonzi, la domanda chiave è scontata e, insieme, doverosa: come si arriva ad intervistare il papa?

Sembra l’uovo di Colombo, ma non è altro che la base del nostro mestiere: si tratta di avere un’idea e di fare al diretto interessato una proposta. Se la ritiene interessante, è possibile che questa avrà gambe e andrà lontano. Nel nostro caso tutto è nato dall’incontro tra due persone appassionate di sport: uno sono io, l’altro è don Marco Pozza, grande sportivo, stretto collaboratore del Pontefice. Don Pozza ha scritto il testo della famosa “Via Crucis” di quest’anno, la celebrazione che ha colpito il mondo per l’immagine del papa da solo, davanti alla basilica di San Pietro, buia e luccicante nella pioggia. Conoscevo don Marco perché aveva corso la maratona di New York e ne avevo raccontato l’esperienza in un pezzo per “Gazzetta”. È nata insieme a lui l’idea di proporre al papa una riflessione sullo sport di ampio respiro.

 

Quale è stato il punto di vista su cui ha scelto di impostare il lavoro?

Il mio punto di partenza era: Francesco è, con Giovanni Paolo II, il successore di Pietro che si è dimostrato più vicino allo sport, in assoluto. Ha incontrato Maradona, Messi, tanti campioni olimpici. Parla spesso di sport e delle sue esperienze come giocatore di calcio e basket, dei suoi ricordi di tifoso del San Lorenzo (club del quartiere Boedo di Buenos Aires, ndr). Così ho lanciato quest’idea: ho detto a don Pozza che mi sarebbe piaciuto raccogliere il punto di vista del papa sullo sport. Al papa è piaciuto questo spunto: dall’estate in poi ci siamo messi all’opera e abbiamo costruito un percorso di trenta domande, a cui Francesco ha risposto. Abbiamo isolato sette parole chiave, che hanno una forte valenza metaforica sia per il tema sportivo, sia nel ripercorrere il pontificato di Francesco: lealtà; impegno; sacrificio; inclusione; fare squadra; ascesa; riscatto. Bergoglio è un papa molto vicino agli ultimi, agli umili e a tutto ciò che è popolare nel senso più nobile del termine. Quella parte lì, che il papa stesso ha definito un’”enciclica laica sullo sport”, è finita su “Sportweek”. Il nostro lavoro è culminato in un incontro emozionante che abbiamo avuto a inizio dicembre a Roma, nella residenza di Casa Santa Marta: al cospetto del Pontefice con don Marco e il direttore de “La Gazzetta dello Sport”, Stefano Barigelli. È stata una piacevole chiacchierata riguardante la sua vita e la sua esperienza di sportivo. Spunti che sono andati tutti a confluire nell’intervista e negli articoli correlati.

 

Com’è stato, a livello personale, parlare con il Pontefice?

Più facile di quanto pensassi: questo papa è un vero Pontefice, nel senso primo, etimologico, della parola. È un uomo che costruisce ponti, annulla le distanze. Come potete immaginare, l’emozione è stata fortissima, la situazione era “elettrica” a livello interiore. Eppure avevamo un linguaggio comune. Parlavamo della passione sportiva. Non lo ha esplicitato, ma penso che papa Francesco abbia scelto di fare questa intervista con noi perché siamo un quotidiano con un pubblico trasversale, letto da persone di tutte le estrazioni culturali e di tutti gli ambienti. Inoltre parliamo di sport, che è un ambito estremamente inclusivo: l’esperienza sportiva è comune a tutti, abbatte ogni barriera. Nello sport conta il talento, ma conta anche il lavoro: l’impegno e il sacrificio sono necessari per il raggiungimento di un risultato.

 

Cosa le ha lasciato questa esperienza?

Un pizzico d’orgoglio, intanto. Faccio questo mestiere da 35 anni, e questa è sicuramente l’intervista più importante della mia carriera. Si prova un senso di pienezza, perché si ha a che fare con una persona che dà valore e contenuto a qualunque parola si possa dire o scrivere. Le domande sono 31, e tutte le risposte meriterebbero una lunga riflessione: potrebbero tutte essere spunti per trattazioni molto più ampie.

 

In effetti non è difficile che questo avvenga davvero...

Intanto questa intervista ha già mosso tanto: è sicuramente un documento che ha suscitato numerose reazioni, anche a giudicare dalle telefonate e dai feedback che sono arrivati in redazione in questi giorni. Mi fanno pensare che, anche questa volta, abbia fatto centro, toccando dei punti che meritano di essere ulteriormente elaborati.