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Mantovani: «Il ‘Ravano’ riparte da Villanova Mondovì»

Mantovani: «Il ‘Ravano’ riparte da Villanova Mondovì»

Intervista alla presidente della Divisione Calcio Femminile della FIGC. Il 4 aprile al palasport ‘Tomatis’ la tappa del torneo e il ‘Dardanello Incontra’

 

Lunedì 4 aprile a Villanova Mondovì, in occasione della tappa monregalese del torneo ‘Alberto Ravano’ - coppa ‘Paolo Mantovani’, ci sarà anche la numero uno della manifestazione: Ludovica Mantovani torna al palasport ‘Vincenzo Tomatis’ dopo la visita in occasione della tappa dell’edizione 2019. Non solo presenzierà alle gare: sarà anche protagonista di un dialogo con gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Villanova, grazie all’appuntamento ‘Dardanello Incontra’ organizzato dall’associazione dedicata al grande giornalista monregalese Piero Dardanello.

 

Insieme alle capitane di Bosca S. Bernardo Cuneo e Lpm BAM Mondovì, Noemi Signorile e Maria Luisa Cumino, la presidente della Divisione Calcio Femminile della FIGC risponderà alle domande dei ragazzi della 2ª della scuola secondaria di primo grado. La classe, partecipante al programma ‘A scuola di giornalismo con Piero Dardanello’, ha preparato l’intervista, insieme all’insegnante Maria Cristina Gallo Orsi. L’incontro si svolgerà con la moderazione di Massimo Mathis, capo della redazione cuneese de ‘La Stampa’, e prenderà il via alle ore 10. Assisteranno anche le altre classi 2e della scuola. La parte agonistica della mattinata, invece, inizierà alle ore 8 per poi concludersi alle ore 13. L’organizzazione delle gare del ‘Ravano’ si avvale della collaborazione del ‘Villanova Volley Ball’: «Siamo orgogliosi - commenta Fabrizio Prato, presidente della società sportiva - di essere stati coinvolti a suo tempo dall’organizzazione di una competizione così prestigiosa. Ci rendiamo sempre disponibili molto volentieri a collaborare preparando i campi e curando tutti gli aspetti logistici, in particolare per l’utilizzo del palasport. Vogliamo ringraziare Gian Luca Ravotti che è il nostro punto di riferimento per l’Istituto Comprensivo».

 

La mattinata gode del patrocinio e dell’appoggio dell’Amministrazione comunale di Villanova Mondovì: «Poter ospitare il torneo ‘Ravano’ anche in questa 37ª edizione, con la preziosa collaborazione del ‘Villanova Volley’ - chiosa Francesca Vinai, assessore al Turismo ed alla Cultura - è davvero un onore. Siamo legati da tempo a questa manifestazione: in più, grazie all’associazione ‘Dardanello’, uniremo alla passione sportiva una lezione di giornalismo sul campo. Da tempo anche il nostro Comune sostiene le attività del sodalizio nato nel nome e nel ricordo di Piero Dardanello: crediamo nell’importanza della cultura della buona informazione e nella necessità di insegnare ai ragazzi ad approcciarsi correttamente ai media».

 

Intervista a Ludovica Mantovani

 

Con l’occasione, abbiamo raggiunto Ludovica Mantovani, presidente della Divisione Calcio Femminile della FIGC, per una chiacchierata sulla sua presenza al palasport ‘Tomatis’ e sul particolare momento che sta vivendo il calcio in rosa in Italia. «Vengo, anzi torno, a Villanova Mondovì con entusiasmo: l’apertura di questo torneo ‘Ravano’ è una rinascita, una ripresa, un ritrovo con i bambini. Sono felicissima che il Monregalese abbia riproposto così tante squadre e ringrazio di cuore il Comune di Villanova Mondovì, in particolare il vicesindaco e assessore allo Sport, Michele Pianetta, e l’assessore alla Cultura, Francesca Vinai. Il volley sarà protagonista, ma la nostra manifestazione è una festa di tutti gli sport».

 

Torna il ‘Ravano’ dopo la pandemia: come avete affrontato questo periodo?

«Ripartiamo dopo due anni di stop forzato dovuto all’emergenza sanitaria, ma siamo stati presenti per le scuole portando avanti due progetti molto attrezzati. Intanto ‘Stayfit’, una palestra virtuale dedicata ai bambini, non solo della Liguria e del basso Piemonte, ma un po’ di tutta Italia. Alcuni mini testimonial, tramite video, mostravano esercizi da fare a casa per non perdere la forma fisica a tutti gli allievi di 3ª, 4ª, 5ª della primaria. I campioni che normalmente li venivano a trovare al ‘Ravano’ si sono complimentati con loro tramite videomessaggi, creando così un rapporto tra le generazioni, anche se virtuale. L’anno scorso, inoltre, abbiamo realizzato ‘SportArt’ una mostra a Palazzo Ducale, a Genova, dove ci siamo ispirati ai lavori dell’artista internazionale Christo. Abbiamo impacchettato tutte le attrezzature sportive con le magliette ‘Uefa Respect’. Al termine del percorso i piccoli visitatori hanno potuto ricevere gratuitamente la loro maglietta. Ed hanno potuto vedere la Sala del Maggior Consiglio, una delle più suggestive di Genova, legando arte e sport».

 

Siamo alla 37ª edizione del Torneo ‘Ravano’, una manifestazione in continua crescita, ormai un simbolo dello sport giovanile in Italia: come sta andando?

«Siamo partiti a dicembre, ancora con protocolli piuttosto restrittivi dal punto di vista dello sport a scuola, ma ci siamo lanciati: una manifestazione che a pieno regime coinvolge 5-6mila bambini deve potersi organizzare per tempo. Per ovvi motivi non potrà essere un’edizione con i numeri che abbiamo avuto in passato, ma non è tempo di record. C’è stata comunque una grandissima risposta e un grande sostegno da parte delle istituzioni. Abbiamo superato i 2.500 bambini, e le iscrizioni si chiuderanno solo tra due settimane. Un segnale forte per ricominciare. È troppo importante rilanciare l’attività fisica in ambito scolastico e ritrovare la socialità».

 

Lei è presidente della Divisione Calcio Femminile della FIGC. Vogliamo fare una ‘radiografia’ del movimento ad oggi?

«È un anno importante: è in gioco un passaggio fondamentale per lo status delle atlete di serie A che, per la stagione 2022/23, passeranno al professionismo. Il cambiamento dovrà essere graduale, garantendo le tutele necessarie per lo sportivo che si dedica quotidianamente alla propria passione, diventata anche un lavoro. È indispensabile assicurare la sostenibilità nel tempo di questa conquista. Dal 2019, l’anno in cui abbiamo disputato i Mondiali con Nazionale, abbiamo avuto molta visibilità: le calciatrici ora sono conosciute e sono diventate grandi testimonial dei valori sportivi. La passione, la determinazione, l’eleganza atletica delle nostre ragazze sono doti che possono far bene a tutto lo sport italiano».

 

Dagli anni Sessanta, in cui la Pavone cantava ‘La partita di pallone’, nell’immaginario collettivo il calcio è rimasto l’ambiente maschile per eccellenza. Quanto lavoro c’è ancora da fare su questo?

«È la missione della nostra Federazione: ogni bambina deve poter scegliere il calcio come sport su tutto il territorio, abbattendo ogni barriera culturale, per poter crescere in un ambiente protetto. Personalmente so quanto piaccia alle bimbe giocarci. Il torneo femminile al ‘Ravano’ è stato inaugurato grazie alla lettera di una scolara di otto anni, che custodisco con molto affetto. Era il 1987 e scrisse a mio padre, Paolo Mantovani (storico presidente della Sampdoria, ndr), per chiedere perché i suoi compagni potevano scegliere il calcio e lei no. Oggi ci troviamo davanti a protagoniste, le nostre azzurre, che diventano un esempio per loro. Sono ‘role model’ che ci aiutano a capire che non c’è niente di male se una ragazzina vuole diventare una calciatrice, una schermitrice o una pallavolista. L’importante è che si diverta e che ci sia pari dignità fin da piccole. È un percorso che richiederà ancora un po’ di tempo, i paesi del Nord Europa da questo punto di vista, forse, sono più avanti di noi. È stato fondamentale il passaggio del 2015, quando la Federazione ha obbligato tutti i club professionistici ad avere un settore giovanile dedicato alle donne».

 

Con la sua freschezza e la sua crescita il mondo del calcio in rosa può rappresentare un esempio importante per i valori sportivi?

«Sicuramente le giocatrici incarnano valori forti: ce l’hanno fatta da sole, senza le strutture che gli uomini hanno avuto la fortuna di avere a disposizione. Il mondo del calcio maschile può dare tanto, la contaminazione ci fa bene. Possiamo, ad esempio, imparare da tecnici che hanno più esperienza internazionale. Loro, d’altra parte, possono entrare in contatto con la passione delle atlete e la grande determinazione con cui perseguono i propri obiettivi».

 

Nel dibattito tra tifosi emerge talvolta la critica che il calcio femminile sia tecnicamente meno interessante della controparte maschile. Cosa risponde?

«Siamo consapevoli che il nostro prodotto debba crescere e arrivare a livelli più alti: per questo riformiamo il campionato di serie A e riduciamo il numero di squadre della prossima stagione. È evidente: abbiamo iniziato il nostro percorso più tardi, ma il nostro modello è l’Europa. Guardiamo a quello che accade in Spagna, Germania, Inghilterra, Francia… I nostri tifosi sono sempre più numerosi, questo fa crescere le ragazze che diventano sempre più professionali. Dobbiamo prenderci il nostro tempo. La verità è che ci sono partite molto interessanti nei campionati femminili come gare deludenti in quelli maschili. Di queste cose non mi preoccupo. Sono certo che le giocatrici risponderanno sul campo a queste affermazioni e se qualcuno ha bisogno di attendere ancora qualche anno per essere coinvolto… beh aspetteremo».

 

Il suo brillante percorso personale l’ha portata a ricoprire una posizione di vertice: la sua figura stessa può essere di esempio per le bambine di oggi?

«In realtà non avevo l’ambizione di ricoprire il ruolo che ho. È risultato naturale, anche grazie all’esperienza nel torneo ‘Ravano’. In tutta la mia storia professionale, l’approccio allo sport è venuto attraverso gli eventi agonistici: tra le altre cose ho lavorato per pallanuoto e tennis. È bello essere potuta capitare in un momento strategico e mettere a disposizione il bagaglio costruito negli anni con il lavoro quotidiano insieme al mio team. Mi auguro di lasciare un domani qualcosa che abbia basi più solide. È importante costruire un percorso sostenibile, che possa anche essere un punto di riferimento per altri sport che vogliano raggiungere lo stesso risultato».