Paolo Maggioni al timone de ‘La Domenica Sportiva’

Le sue parole: «Racconteremo il fenomeno calcio con semplicità, ma a tutto tondo». Il giornalista Rai, premio ‘Piero Dardanello’ regionale nel 2016, è il nuovo conduttore dello storico programma di Rai 2, insieme a Simona Rolandi
Se, come diceva Arrigo Sacchi, «il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti», per il pubblico italiano ‘La Domenica Sportiva’, in onda sulla seconda rete della Rai, è ben più di un programma televisivo. In onda dal 1953, ha attraversato, quindi, oltre 70 anni di sport tricolore, diventando parte integrante della ritualità domenicale per milioni di appassionati. Anche per questo, arrivare al timone di un format di tale caratura è un traguardo professionale formidabile e, al tempo stesso, una sfida non da poco. Da questa stagione, il giornalista Rai Paolo Maggioni condividerà questa responsabilità con Simona Rolandi.
Milanese, classe 1982, Maggioni ha cominciato la carriera dai microfoni di Radio Popolare, dove ha condotto vari programmi, approdando poi al quotidiano radiofonico di Popolare Network. Dal 2011 ha iniziato la collaborazione con ‘Caterpillar’, per cui è stato conduttore ed inviato. Ha, poi, lavorato alla testata regionale Rai del Piemonte ed in seguito a Rai News 24, oltre ad aver firmato servizi per diverse testate, tra cui ‘il manifesto’, ‘Pubblico’, ‘Linea bianca’, ‘Guerin Sportivo’ e ‘GQ’. Docente al master di giornalismo della ‘Cattolica’ di Milano, ha realizzato documentari per la BBC World Service. Tra i riconoscimenti ottenuti nel suo percorso, nel 2016 Maggioni ha vinto il premio ‘Piero Dardanello’, sezione regionale, insieme a Marco Iaria, firma de ‘La Gazzetta dello Sport’ (premiato per la categoria nazionale).
È sempre un grande piacere ed un’emozione, per l’associazione ‘Piero Dardanello’, seguire la crescita e i successi dei talenti che, di anno in anno, vengono designati per la targa. Nel congratularci con Paolo Maggioni per questo importante snodo della sua carriera, abbiamo colto l’occasione per un’intervista a tutto tondo.
Cosa rappresenta l’approdo a ‘La Domenica Sportiva’?
«Difficile rendersi conto della bellezza e della grandezza di questo traguardo: una vetta raggiunta dopo tanti anni di salita, di lavoro come inviato, conduttore radiofonico, corrispondente di Rai News 24. Nell’ultimo decennio mi è capitato di seguire un conclave, il funerale di un Papa, un gran numero di elezioni politiche. Insieme ai colleghi ho raccontato il Covid dalla crisi a Codogno fino al milionesimo vaccinato, seguendo minuto per minuto l’evolversi della pandemia; poi, tanto sport con le feste scudetto di Napoli, Juve, Inter e Milan… Alla fine è arrivato questo picco meraviglioso. Speriamo di essere all’altezza del panorama che godremo».
Come sta vivendo questa nuova avventura in Rai?
«Sono molto emozionato e felice: penso e mi auguro che faremo una bellissima stagione. Con Simona Rolandi siamo complementari: ognuno porterà il proprio contributo, io cercherò di offrire il mio sguardo laterale ed un pizzico di ironia. Cercheremo di valorizzare e interfacciarci al meglio con la squadra di ‘talent’, che è davvero di straordinaria qualità: saranno della partita Lele Adani, Adriano Panatta, Ciccio Graziani e l’ex portiere Stefano Sorrentino, 89 presenze con la maglia del Torino e attuale direttore tecnico del Bra, neo-promosso in serie C. E poi ci sarà Laura Barth, dopo diversi anni a Juventus Channel Tv, e Mauro Bergonzi come esperto delle questioni arbitrali… Insomma un team ricco, quasi una famiglia: spero che riusciremo a mettere in piedi ogni domenica un salotto competente, ironico e pieno».
Ci saranno delle sorprese in questa nuova stagione?
«C’è uno studio tutto rinnovato e altre novità, ma le sveleremo in seguito».
Prima i giornali, poi la televisione sono stati i media protagonisti del racconto calcistico: oggi bisogna confrontarsi anche con la dimensione dei social. Come si affronta il racconto del calcio nell’era del web?
«È una sfida importante: dobbiamo ricordare che stiamo entrando nelle case degli italiani e cercheremo di farlo con grazia, garbo e ironia. ‘La Domenica Sportiva’ è un servizio anche per chi non ha un rapporto forte con il web e i social, però non possiamo trascurare questa nuova dimensione che è diventata importante negli ultimi anni. Bisogna lavorare sempre sul linguaggio, non cedere all’ipertecnicismo ed arrivare a tutti, cercando di far comprendere con semplicità anche le cose meno immediate. Infine, i nostri sforzi saranno destinati a restituire la gioia e le emozioni che lo sport sa regalare. È un linguaggio che unisce le persone, uno straordinario costruttore di ponti: il calcio, come diceva Pasolini, è ‘l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo’. È un grande romanzo popolare, che vive di personaggi, storie, aneddoti. Non dobbiamo dimenticare l’importante valore che il football e lo sport in generale hanno fuori dal terreno di gioco, a livello sociale, culturale e civile. Cercheremo di essere bravi a intercettare questa dimensione».
La sua popolarità rende il calcio uno specchio della società, nel bene e nel male…
«Gli aspetti sono veramente tanti: la questione principale è non immaginare mai lo sport e il calcio come fenomeni a sé stanti, ignorando il contesto: rispecchiano la società con tutte le sue contraddizioni. Naturalmente, in ciò è compreso anche il lato economico, con le sue dinamiche: il business è un elemento sempre più di peso».
Diamo uno sguardo al campionato di serie A che è appena iniziato: cosa ci aspetta?
«Secondo me sarà un campionato estremamente combattuto, più livellato degli anni scorsi. Ci sarà sicuramente una bellissima sfida con il Napoli, che ha rinforzato molto la rosa. Poi, ha un allenatore straordinario che sa come vincere ma, soprattutto, sa come ripetere le vittorie. È in grado di tenere alta l’attenzione e non lasciare che i giocatori riposino sugli allori. L’Inter punta a riscattarsi dopo l’amaro finale della scorsa stagione, dove ha sfiorato tanti trofei concludendo, però, a digiuno. Vedo una Juventus che ha ritrovato la sua anima più autenticamente bianconera con Tudor e che potrà dire la sua fino all’ultimo. Il Milan si è rinforzato, con un allenatore molto preparato, quindi credo sarà nello stretto giro delle favorite. Sono curioso di vedere la Roma di Gian Piero Gasperini e andrà seguito con molta attenzione il ritorno di Maurizio Sarri alla Lazio. Inoltre mi piace la strada che hanno intrapreso il Bologna e la Fiorentina. In questa breve rassegna, spero di non essere incappato in qualche dimenticanza, ma in sintesi direi che potrà essere una stagione molto interessante. Infine, tanto per andare oltre al mero dato agonistico, vedremo all’opera Carlos Cuesta sulla panchina del Parma: una bella sfida per un allenatore trentenne, che dovrà confrontarsi e guidare anche ragazzi anagraficamente più grandi di lui».
Tornando con la memoria a quella serata del 2016 in cui ha vinto il premio ‘Piero Dardanello’, cosa ha rappresentato il riconoscimento?
«Un grande onore e una grande sorpresa. Sono sempre stato un giornalista ‘a tutto tondo’, credo che abbia pagato, in quel caso, il lavoro alla Rai di Torino nel racconto sia dell’epopea degli scudetti della Juventus di Massimiliano Allegri, sia l’approfondimento su ‘L’altro grande Torino’, il documentario che avevo fatto insieme a Stefano Tallia per ricordare i quarant’anni dallo scudetto granata del 1976, un’opera a cui tengo moltissimo. Penso sia stato apprezzato lo spirito del racconto e questo per me è stato un grandissimo onore, così come lo è stato potersi avvicinare alla figura di Piero Dardanello e conoscere firme così prestigiose, colte e gentili come quelle che ho incontrato a Mondovì in quella magica serata, a cominciare da Paolo De Paola, allora direttore di ‘Tuttosport’ e presidente della giuria. Da conoscitore della scuola milanese, da Gianni Brera a Gianni Mura, Beppe Viola e tanti altri, è stato un privilegio potermi accostare alla grande bellezza del racconto tutto torinese dello sport, che aveva in Piero Dardanello uno dei suoi epigoni. Una tradizione che ha tra le sue grandi firme anche Gian Paolo Ormezzano e Maurizio Crosetti, che mi onoro di aver frequentato».