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Il ‘gioco della scrittura’ nelle parole di Luigi Garlando

Il ‘gioco della scrittura’ nelle parole di Luigi Garlando

Torna il ‘Dardanello Incontra’ a Vicoforte, San Michele Mondovì e Serra Pamparato. Incontro in streaming con il giornalista e scrittore milanese, autore di ‘O Maé’

L’associazione ‘Dardanello’ è ripartita alla grande con il progetto ‘A scuola di giornalismo’. L’iniziativa intende avvicinare alla carta stampata i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado della provincia di Cuneo, nel solco della lezione del grande direttore di ‘Tuttosport’, Piero Dardanello. La serie di appuntamenti del ‘Dardanello Incontra’ è una componente importante del ciclo di lezioni, un’occasione unica per i ragazzi di mettersi alla prova ‘sul campo’ con le nozioni apprese in aula e, soprattutto, di confrontarsi direttamente con esperti e grandi professionisti della comunicazione.

 

Gli incontri del nuovo anno scolastico sono incominciati giovedì 9 dicembre con il giornalista e scrittore milanese Luigi Garlando. Grande firma de ‘La Gazzetta dello Sport’ (di cui è stato responsabile dell’area calcio), vincitore di alcuni premi letterari prestigiosi come il ‘Bancarella Sport’ ed il ‘Premio Strega Ragazze e Ragazzi’, Garlando ha all’attivo più di un centinaio di pubblicazioni. Molte di queste sono rivolte a un pubblico di ragazzi e adolescenti. Gli allievi dei plessi di Vicoforte, San Michele Mondovì e Serra Pamparato hanno letto il suo romanzo ‘O Maé - Storia di judo e di camorra’, edito da Piemme, ed insieme ai loro insegnanti hanno elaborato una serie di domande. Ne è risultata una grande intervista-fiume all’autore che, con pazienza, disponibilità e chiarezza, ha dato una risposta ai loro quesiti.

 

‘O Maé’ è un libro importante, che presenta temi non facili da affrontare e da comprendere. Racconta la storia di riscatto di Filippo, un bambino di Scampia che si trova a dover scegliere tra l’ingresso nelle fila della camorra e la palestra di judo di Gianni Maddaloni, padre di Pino, oro olimpico a Sydney 2000. È una storia che insegna come lo sport non sia un semplice passatempo ma possa, in alcuni contesti, rappresentare un’ancora di salvezza e un’importante via di riscatto.

 

«Voglio ringraziare Luigi Garlando per la disponibilità che ci ha accordato - ha detto Paolo Cornero, vicepresidente dell’associazione ‘Piero Dardanello’ e direttore del progetto ‘A scuola di giornalismo’ - e che fa seguito all’incontro di tre anni fa quando avevamo avuto la possibilità di vederci in presenza, a Villanova Mondovì e Vicoforte, in compagnia di Pier Bergonzi. Oggi non è stato possibile, ma l’emozione è stata ugualmente forte. Il nostro sodalizio continua a credere nel valore della carta stampata. La lettura è un passaggio fondamentale del linguaggio giornalistico ed è importante che i ragazzi continuino a coltivarla anche grazie al prezioso aiuto delle insegnanti che, negli anni, hanno sempre garantito una proficua collaborazione».

 

Il libro, peraltro, ha davvero catturato l’attenzione della platea: lo si è colto dalla quantità e dalla profondità delle domande poste a Garlando. Si vengono così a conoscere tante curiosità di questo testo e, più in generale, del lavoro e della carriera del giornalista: «Ho scoperto tardi il valore della lettura - ha raccontato Garlando - considerato che ero un ragazzino appassionato di calcio ed i libri non mi interessavano. Al liceo, però, me ne sono innamorato: scrivere è diventato il mio sogno. Diventando giornalista sportivo, ho avuto l’opportunità di coniugare le mie più grandi passioni e di trasformarle in una ragione di vita. È l’augurio che faccio a voi».

 

Per la penna della ‘Rosea’ scrivere è sempre una sfida, una passione, il più bello dei passatempi: «Scrivere è la mia Playstation: non vedo l’ora di avere una giornata di ferie, o qualche ora libera, per potermi dedicare ai miei libri. Se la cronaca ti lega a tempi e ‘paletti’ precisi, nel romanzo sei libero di decidere personaggi e ambientazioni. È come fare un viaggio, e non sai mai quale sarà la destinazione finale. Mi piace cambiare: non amo fare i ‘sequel’ delle mie storie perché ho bisogno di nuovi stimoli, tornare su argomenti già trattati non mi interessa. L’impulso per cominciare a scrivere è sempre una ‘scintilla’: a volte sono ricorrenze, come i 700 anni dalla morte di Dante, oppure immagini o storie che mi colpiscono. Da lì parte il lavoro di documentazione, che è sempre necessario, poi campo libero alla fantasia».

 

‘O Maé’ è un romanzo, ma è ispirato a personaggi e storie vere: «Nel libro che avete letto c’è pochissimo di inventato. Ogni volta che mi trovo a passare da Napoli, per questioni di lavoro, magari per seguire una partita, ‘allungo’ e vado a Scampia a salutare il mio amico Gianni Maddaloni. Maddaloni ha questa palestra in cui davvero ‘tira fuori’ i ragazzi dalla strada, da un brutto ambiente che rischia di fagocitarli. Non solo: spesso si vedono sul suo tavolo buste della spesa piene di cibo che le famiglie bisognose vengono a ritirare. Fa del bene per tanta gente, ma non sempre viene supportato dalle istituzioni come meriterebbe».

 

I lavori a cui è più legato? Garlando non ha dubbi: «I libri sono come i figli, a preferirne qualcuno si fanno torti agli altri. Però è vero che tengo in modo particolare a tre titoli: uno è ‘La vita è una bomba’ perché è stato il primo. Poi, il titolo ‘Per questo mi chiamo Giovanni’, dedicato alla storia di Falcone. Un testo che ha continuato ad essere letto negli anni: ad oggi ha venduto più di un milione di copie. Sapere che tanti ragazzi hanno appreso la grande lezione civile e l’altruismo di Giovanni Falcone dalle mie pagine è una straordinaria soddisfazione. Infine, il libro ‘Vai all’Inferno, Dante’, che è stato davvero una scommessa. Temevamo potesse non piacere ai ragazzi e nemmeno agli insegnanti, invece ha avuto successo. È stato molto divertente scrivere quel testo: ho messo in scena il sommo poeta e l’ho fatto parlare solo in terzine. Pensate che ho ‘prodotto’ più di 800 terzine in rima per l’occasione!».

 

Si è concluso così, dunque, il primo appuntamento dell’anno scolastico del ‘Dardanello Incontra’: una lezione di sport e, insieme, di impegno civico. Non è, forse, questo il miglior testimone da consegnare alle giovani generazioni?